Skip to main content
Crescere nel settore turistico nell’anno del Covid-19? Possibile, grazie al VR
di Fola Enifeni

Come sappiamo bene, la pandemia ha reso impossibile viaggiare liberamente. Per questo le persone hanno iniziato a pensare ad altri modi per staccare dalla realtà, anche se solo per qualche giorno.

Secondo Travel Daily Media, abbiamo visto una crescita delle ‘staycation’ del 127% (pernottare e cenare in alberghi vicini a casa, ndt) proprio perché i viaggiatori si sono dovuti adattare a destinazioni più locali. Brand come Nordic Spirit hanno anche sfruttato questo trend, ospitando una “Nordic Escape” proprio al centro di Londra.


Con la giusta strategia VR, la realtà virtuale può essere molto di più che un espediente innovativo per fare scena: può portare un valore reale per i consumatori.


Un altro tipo di fuga a cui abbiamo visto i viaggiatori rivolgersi sono state le esperienze di viaggio in realtà virtuale (VR). Il VR non è certo una novità, soprattutto nel settore del turismo, tuttavia fino ad oggi era stato utilizzato quasi esclusivamente come strumento di vendita o di teaser: immaginarlo come l’esperienza nella sua interezza è un grande salto nel futuro. Come successo con i QR code, di cui la pandemia ha di fatto revitalizzato l’interesse, troviamo ora il VR nei tour di case, zoo e musei, troviamo VR di showroom automobilistici e ora anche nel settore dei viaggi.

Durante il lockdown, Sygic Travel, il cui core business era la vendita di guide turistiche digitali, ha offerto  al pubblico i tour virtuali di alcune fra le più importanti destinazioni al mondo. Una scelta che ha di fatto salvato l’azienda, come affermato da Barbara Nevosádová, head of Business Development. Grazie a loro era possibile fare tour virtuali attraverso il mondo guidati dal filmmaker Tarik Mohamad, ascoltando le storie di luoghi come le Grandi Piramidi d’Egitto e altri punti d’interesse di rilievo a Parigi, in Italia e a New York. Nel frattempo, le  esperienze in VR proprietarie come quelle della Grande Muraglia Cinese, della Cappella Sistina e anche di Buckingham Palace hanno avuto grande spinta, con un sentiment positivo all’86%, secondo Netbase.

Anche se stiamo vedendo un uso molto interessante del VR nei viaggi, è irrealistico pensare che un’esperienza di dieci minuti in realtà virtuale possa sostituire una settimana di vacanza a Marbella – anche a causa degli effetti collaterali come la nausea che provoca in alcune persone. Ma senz’altro può essere utile per esperienze più specifiche, come ad esempio vedere le Cascate Vittoria, sul confine tra Zimbabwe e Zambia, o le caverne dipinte nel sud della Francia.

Il ruolo del VR nel turismo può essere anche utile per dare sollievo a città che hanno vissuto per anni una pressione turistica insostenibile. Con l’aumentare dei costi delle case oltre che dell’affollamento di queste zone, gli abitanti residenti hanno protestato, causando limitazioni da parte delle autorità locali a business che invece vivevano solo di turismo. Il VR può offrire una soluzione sostenibile per godere di quei panorami senza sovraccaricare i residenti. Potrebbe inoltre essere una scelta ecologica in grado di ridurre le emissioni di carbonio, magari decidendo a casa quali destinazioni meritano il viaggio e quali invece possono essere godute nel comfort di casa propria.

Le esperienze virtuali non rimpiazzeranno mai quelle ‘analogiche’. Il loro successo nel lungo termine sarà dettato dal ruolo che si ricaveranno all’interno del settore del turismo. La natura artificiale e ‘riprodotta’ del VR va in conflitto con la ragione stessa per cui le persone viaggiano: “per vedere le cose in prima persona”. Ma ciò che brand come Sygic sono riusciti a fare ha provato che con la giusta strategia VR, la realtà virtuale può essere molto di più che un espediente innovativo per fare scena: può portare un valore reale per i consumatori.